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      Un sospetto gli traversò lo spirito. Dubitò d'un tranello, e serbò il silenzio. Il sagan lo comprese, ed aggiunse:
      - Noi abbiamo intrapreso un'opera che deve o salvare o perdere completamente la nostra patria, perdendoci con essa. La rassegnazione che dimostriamo pel dominio straniero, è finta: noi vogliamo addormentarlo. La soddisfazione che noi delle classi elevate mostriamo per la nostra posizione, sarebbe un'infamia se la non fosse una menzogna. Noi non abbiamo mai, in nessun caso, in nessun tempo, tradito il nostro paese, mancato alla sua chiamata, fallito ai suoi bisogni. Noi cospiriamo del sorriso. Scaviamo un abisso sotto i passi dello straniero, coprendolo di rose. Cesare crede, ed il popolo ebreo pensa, che noi dormiamo nei nostri palazzi, che ci inebbriamo alle nostre tavole, che conduciamo una allegra vita nei nostri giardini, colle nostre mogli e colle nostre favorite; ed invece noi discutiamo in qual modo compiere la perdita del Romano. Per l'essere noi i primi fra i servi, siamo noi meno servi? E noi siamo stati i padroni quando il popolo della Giudea era libero! Noi nol dimentichiamo. Noi vogliamo esserlo ancora, avvenga quello che può avvenire. Il dominio dello straniero è per noi l'incertezza: il padrone cambia; cosa sarà domani di noi? Poi, noi siamo Ebrei, e non Latini. Abbiamo soccombuto quando eravamo deboli; perchè rinunceremmo a divenir forti, e a prendere la rivincita? Ecco l'opera che noi tramiamo in silenzio, lentamente, con precauzione, raccogliendo tutte le bricciole della forza nazionale, sotto non importa qual forma essa voglia rivelarsi e venire a noi.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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