Claudia non esitò un momento, perchè il Rabbì l'aveva profondamente colpita. Ella voleva essere sbarazzata di quest'uomo, di sua sorella sopratutto che ella odiava, ma non ne desiderava punto la morte. Voleva anzi inviarlo a Roma con sue lettere, raccomandandolo a Tiberio come un abile indovino.
- Che occorre fare? mi chiese.
- Poca cosa. Ottenere da Pilato che non tenga conto dell'accusa di sacrilegio, e che esigli il Rabbì in qualche città romana della Siria, come punizione del suo delitto politico.
- Pilato può farlo?
- Può tutto, se Pomponius Flaccus non vi si oppone.
- Proverò.
- Ma bisogna far presto. Il tempo stringe. Ascolta! odi tu questo ronzìo nell'aria? Si conduce il prigioniero davanti tuo marito.
- Lo faccio chiamar subito.
- Sarebbe meglio andarci tu stessa. Giacchè, trovandosi in faccia dei delegati del sanhedrin, che gli conducono un prigioniero o gli presentano la sentenza di morte da essi pronunziata è probabile che egli non verrà qui immediatamente. Ora, se egli conferma la sentenza, tutto è perduto.
- Hai forse ragione. Ci corro. Aspettami pochi minuti fuori, onde io mi vesta.
Uscii sulla terrazza che dava sulla piazza, e vidi infatti Gesù, preceduto e seguito dalle guardie del Tempio, da quattro commissarii del gran consiglio, e da uno sciame di curiosi. Essi entrarono nella corte scoperta del palazzo, ove era il bima sul gabbatha, e l'oratore del sanhedrin ne fece avvertire Pilato.
Pilato sapeva già ciò che significava quel rumore, ciò che la commissione desiderava, e chi era il prigioniero che si trascinava innanzi a lui.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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