Fu un lampo.
Io seguiva Claudia.
Alla vista d'Ida e di suo marito in quella posizione, così vicini l'uno all'altro, Claudia diede un ruggito che avrebbe spaventato una leonessa.
- Tu ancora? gridò la forsennata. Ah! ti tengo alla fine.
Ed acciuffandola dai capelli, rapendola di un sol balzo, Claudia varcò la sala e sparve dalla porta d'onde eravamo entrati, chiudendola dietro di sè. Questa apparizione sinistra non durò che un momento, ma il terrore s'impadronì di noi tutti. Io volli slanciarmi dietro alle due donne. La porta era serrata a chiavistello. Volli uscire. Il Rabbì mi sbarrava la porta della corte, sulla cui soglia egli restava freddo ed immobile.
Egli mi avvischiava ad un altro disastro.
Pilato profondamente turbato da ciò che era allora accaduto e prevedendo forse l'atto terribile che stava per compiersi negli appartamenti di sua moglie, senza ch'egli potesse impedirlo, passeggiò per alcuni istanti nella sala. Ida, il Rabbì, Claudia si confondevano nel suo spirito velato, e danzavano in una nuvola di sangue. Si fermò finalmente rimpetto al prigioniero, e con una grande veemenza, quasi fuori di sè, gli chiese:
- Chi sei tu?
- Gesù da Nazareth, in Galilea.
- Ma allora tu sei suddito di Antipas Erode, ed egli è qui. Io non posso giudicarti, non voglio giudicarti. Conducete costui dal tetrarca.
Il tribuno Popilius, a cui quest'ordine era dato, escì nella corte col Rabbì, e consegnandolo nuovamente alla commissione del sanhedrin ed alle guardie del Tempio, loro comunicò la risoluzione del procuratore.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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