Osea riprese il prigioniero, ed uscì brontolando.
Io mi presentai allora da Claudia onde saper qualche cosa della sorte della disgraziata Ida. Nomas mi rispose a nome di Claudia, che questa era nel bagno, e che potevo ritornare più tardi. Interrogai Nomas. Ella sclamò quasi spaventata:
- Domandalo al lorarium.
L'anima ripiena di un nuovo terrore a questa parola sinistra di lorarium - il carnefice - corsi al palazzo di Antipas per provvedere alla sorte dell'altra vittima.
Il Rabbì si trovava già in presenza del tetrarca.
Questi non era ancora alzato; ma vivamente compiaciuto della deferenza che Pilato gli mostrava questa volta, ricevette il prigioniero stando nel suo letto.
Antipas era coricato in un letto di tartaruga ed oro, sulla seta e sulle piume, coperto di porpora ricamata a pietre preziose. Davanti il letto restava lungo disteso il suo leopardo. Sul letto stesso, uno sciame di pappagalli, di piccoli cani, di scimmiotti scambiavano colpi di becco, e colpi di denti, aizzati l'un contro l'altro ora da Antipas ora dai suoi nani, e facendo un diavoleto indescrivibile. All'estremità del letto tenevasi una bella schiava greca che profumava i piedi del tetrarca. Alla testa, una schiava siriaca ancora più bella gli strappava i capelli bianchi. E nello spigolo di dietro, una schiava galla, più bella e meno vestita delle altre due, tingeva le sopracciglia ed i lembi delle palpebre di quell'allegro compare, di già imbellettato come una lupa dei sobborghi di Roma. Una folla di schiavi d'ambi i sessi giravano nella stanza, gli uni per preparargli la teletta del suo alzarsi dal letto, gli altri per porgergli la porzione di suco d'aranci misto al latte caldo, al mele ed al cinnamomo, per la quale il tetrarca rinnovellava le sue relazioni quotidiane col suo stomaco.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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