Ripara il mal fatto. Dagli un mantello di porpora, e rimandalo via col migliore dei tuoi cammelli; ed egli andrà al tuo ritorno al palazzo di Tiberiade, a mostrarti più prodigi che non ne fecero mai i maghi di Faraone.
- Darei volentieri il mantello al mio re, ma non posso rimandarlo, poichè codesto piccolo procuratore romano me l'ha lanciato qui, non so perchè.
- Perchè l'assassino del Battista, rispose il Rabbì, assassini pure il figlio dell'uomo.
- Eh! eh! tu canti bene, Rabbì. È l'istesso tuono, e il salmo ha lo stesso stile. Ma io non amo i plagiarii. Ti perdonerei piuttosto di cantar falso, che il cattivo ribiascicar di quell'altro.
- Tetrarca, disse allora Osea, che comprese la mia astuzia e temeva la frivolezza d'Antipas, il procuratore romano t'invia questo prigioniero, condannato a morte dal gran Consiglio della Giudea, perchè tu confermi la sentenza, poichè quest'uomo è tuo suddito. Egli ha bestemmiato Dio, usurpato i diritti di Cesare: si è proclamato re e Dio.
- Sei modesto, Rabbì. Poichè eri in vena, valeva meglio proclamarti Cesare di un tratto e marciare sopra Roma alla testa delle tue legioni....
- Di angeli, interruppe Osea: l'ha detto.
- Se la è così, Rabbì, io ti conduco meco, subito, libero, festeggiato, se mi presti una o due delle tue legioni, per dare una correzione a quel birbo del mio ex suocero Areta, che mi fa guerra, perchè la sua figliuola, color zafferano, non mi piace più. Cosa ne dici? Accetti?
Il Rabbì taceva. Ciò scoraggiava Antipas che amava il rimbecco fosse anche contro di sè. E' soggiunse:
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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