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      - Rabbì, mi hanno raccontato tante cose di te, e tante tue parole, che io ti farei re degli Ebrei senza esitare, se fossi imperatore dei Romani. Intanto fa qualche cosa per me. Ho un dente smosso, e diversi capelli bianchi. Erodiade non si rassegna a ciò, e Salomè dà la berta ai miei cinquant'anni. Liberami da queste noje. Che diamine! se tu puoi far passare i demoni dai corpi delle donne in quelli dei maiali - hai dei demoni proprio compiacenti - ebbene puoi bene raffermare il mio dente, e regalarmi una capigliatura bionda. Ti chiederò poi da solo a solo un'altra cosa - e se puoi riescire in ciò che non potei ottener da alcun filtro, ti dò la Perea.
      Il Rabbì volse il capo con disgusto, e mormorò una parola di disprezzo che non intesi bene. Antipas vedendo allora che non c'era nulla da cavare da quell'ostinato, sclamò:
      - Andate ad impiccarlo, se vi aggrada, codesto vostro re degli Ebrei, sia egli o no mio suddito. Voi lo vedete! egli non è neppur buono a guarire i miei calli. Gratta, Calliope, gratta, piccina mia, tu mi solletichi deliziosamente i piedi.
      - Principe, osservai io nuovamente, non permettere che si giustizii un tuo suddito fuori dei tuoi dominii. Se il Rabbì è colpevole, giudicalo a Tiberiade.
      - Che! che! Cosa vuoi che io faccia di codesto bruto silenzioso lungo il mio viaggio? Poi bisogna rendere a Pilato la gentilezza usatami, non fosse che per insegnargli che non si perde mai ad esser convenevole coi principi. Conducete, conducete via subito codesto rustico, che non si degna neppur di rispondermi, e di fare un miracolo da quattro soldi.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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