Osea non chiedeva di meglio, poichè egli sembrava poco rassicurato sul leggero contegno del tetrarca. Egli preferiva l'asprezza di Pilato.
Quando Antipas aveva detto che darebbe un mantello di porpora a Gesù, il suo liberto s'era affrettato a spogliare il Rabbì del suo mantello azzurro, cui trovava di sua convenienza. Ma il tetrarca non avendo poi realizzato il suo proposito, il Rabbì se ne tornò colla sua sola tunica bianca.
Era passato il mezzogiorno quando ritornammo al palazzo d'Erode.
Mentre il Rabbì ricompariva dinanzi a Pilato, io mi recavo da Claudia.
Maria fu la sola fra gli amici e i discepoli di Gesù che assistette all'interrogatorio.
Pilato riapparve sulla bima, di molto cattivo umore. Egli credeva essersi scaricato sul tetrarca d'un giudizio che gli pesava, a causa di Claudia, e d'Ida. Poichè, qualunque fosse stata la sua sentenza, essa ferirebbe una di quelle due donne ch'egli amava.
- Il tetrarca, disse Osea, non vuole confermare la nostra condanna. D'altronde non ne ha precisamente il diritto. Il delitto è stato commesso sopra un suolo di tua e di nostra giurisdizione: noi soli abbiamo il diritto di condannare.
Pilato alzò le spalle con un atto di sprezzo e di impazienza, ed indirizzandosi al Rabbì, gli disse bruscamente:
- Li ascolti? Tu sei dunque re degli Ebrei, tu?
- Questa domanda viene da te, oppose il Rabbì, ovvero tu ripeti ciò che gli altri dicono di me?
- Sono forse Ebreo io? I tuoi compatriotti ed il tuo sanhedrin ti conducono da me, come colpevole. Che hai fatto dunque?
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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