Io era inorridito di ciò che avevo veduto.
Maria attendeva al di fuori.
XXXII.
Scorgendomi da lungi Claudia, mi gridò con voce piena di gioia.
- Ah! vieni a cercar notizie della piccola Ebrea! Ne avrai. L'ami molto dunque?
- Claudia, non c'è nella lingua umana una parola che esprima quanto io l'ami.
- Ne sono felice, allora.
Claudia aveva trascinato Ida pei capelli, fino al suo appartamento, dopo aver chiuso a chiave la porta della sala del giudizio, che metteva in comunicazione questa stanza del palazzo di Erode cogli altri appartamenti. I suoi schiavi, i suoi ufficiali della corte avevano indietreggiato dinanzi la leonessa che portava la preda nel suo covo, e l'avevano lasciata passare, silenziosi e spaventati. Claudia, arrivata in una delle sue stanze, aveva fatto chiamare il lorarium, e mostrandogli quella cosa svenuta ed affranta stesa a terra, gli aveva detto: «Pei miei pargoli, all'ora ordinaria». Il detto era già conosciuto da quell'esecutore dell'alta e bassa giustizia che appendeva pei capelli le schiave nude, e le flagellava fino alla morte.
Il lorarium era un Lucano, di una piccola città detta Grumentum, omicciattolo tutto muscoli, tutto pelo, dal viso atroce e dall'anima annegata nel sangue, di forza erculea, coraggioso come un lupo affamato. Quest'uomo prese a mezzo corpo la giovinetta svenuta e la portò via. Claudia entrò nel suo gabinetto di teletta.
Io arrivai al momento in cui i misteri delle lozioni e degli unguenti erano ultimati.
Claudia aveva preso il suo secondo pasto.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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Claudia Ebrea Ida Erode Lucano Grumentum
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