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      Moab ed il suo compagno Zabdi bevvero senza rimorso.
      Il Rabbì era agitato da un'inquietudine straordinaria. L'aspetto della morte lo spaventava. Ebbe delle debolezze che mi sorpresero. Si lamentò degli uomini e di Dio. Forse non aveva torto. Nessuno dei suoi discepoli lo assisteva. Alcune donne galilee, che un tempo gli avevano manifestato tanto attaccamento lo contemplavano ancora da lungi, mezzo nascoste dietro i mandorleti. Io mi mostrava sollecito piuttosto per Moab, Maria fu eroica; perocchè ella sentiva gli spasimi doppi soffrendo ad un tempo per lei e pel Rabbì.
      Maria ottenne, dopo aver scambiato qualche parola con Lentulus, che non si traforassero con chiodi i piedi del Rabbì, ma le mani soltanto. Ottenne ancora che gli si ponesse sotto ai piedi una tavoletta solida per sostenere il corpo, e fra le gambe un ceppo fortemente conficcato nel tronco della croce per farvelo sedere e diminuire così lo strazio delle mani.
      Lentulus accordò tutto, pigolando intorno a Maria come un vecchio colombo. In dieci minuti ella ne aveva fatto il suo schiavo.
      Quando tutto fu pronto, il Rabbì si coricò sulla croce. Gli si legarono fortemente i piedi alle cavicchie. Egli inforcò il più comodamente che potè, il piuolo, e tese le mani. Il Rabbì gettò un grido acuto quando i chiodi gliele traversarono. Di natura eminentemente nervosa, sentiva vivamente il dolore. Maria gl'innondò il viso di lagrime, dicendogli dolci parole.
      Il Rabbì non rispose motto. La lotta interna gli si dipingeva sul viso, crispava la sua fronte, offuscava volta a volta, o faceva fiammeggiare il suo sguardo.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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