Ho preferito scrivere mettendomi in guanti di velluto! Io non sono di que' tristi augelli che infettano il proprio nido. La moderazione e la temperanza sono la forza la pių reale di questo mondo! D'altronde, io scrissi queste lettere per la Presse di Parigi, a fior di penna e senza pretensione. Io non mi ammanto di infallibilitā. Riproduco un'impressione personale.
Quest'anno io mi sono uno dei girandoloni della Camera. L'anno scorso era uno dei suoi membri i pių assidui. Arrivato il primo, me ne iva quando non vi restava pių su i banchi che il signor Ranieri addormentato, battendo la diana. Io provavo una specie di fascino nello studio di questa riunione di quattrocento Italiani, mossi da tutti gli angoli della Penisola. Io mi sentivo impregnato di un magnetismo abbarbagliante. Ora, come gli objetti che si discutono alla Camera non sono poi sempre nč solazzevoli, nč interessanti, io riportavo le forze del mio spirito sull'analisi degli uomini. Io non conoscevo quasi alcuno; ero ad un dipresso isolato. E mi bisognō dunque da prima tutto indovinare, leggere a traverso le fronti discrete e fredde, pensieri ardenti, desiderii aspri e diversi. Ogni parola che cadeva da un labbro aveva per me il valore di una rivelazione. Per un lavoro psicologico assiduo e fisso, io arrivai a vedere le relazioni di questa parola con lo stato reale del cervello. Ed ei sarebbe davvero uno strano studio che presenterei al pubblico, se mi lasciassi sedurre e mettessi al nudo lo stato secreto dell'anima di ogni deputato.
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