Gli dovevo un ringraziamento pubblico: glielo fo.
Noi segnaliamo all'attenzione dei nostri lettori la lettera seguente indirizzataci da Torino. Questa è la prima di una serie di lettere, in cui il signor Petruccelli della Gattina, uno dei membri i più distinti del Parlamento italiano, si propone di tratteggiare a grandi linee la fisionomia dei suoi colleghi i più rinomati ed i più influenti, e noi mettiamo assai volentieri a sua disposizione le colonne della Presse. Si leggono poco in Francia i libri ed i giornali italiani, e non si sa mica abbastanza quanto l'Italia in sè rinchiude di uomini rimarchevoli in ogni genere, di teste veramente politiche, di scienziati, di pubblicisti e di oratori, che non temono alcun paragone. L'occasione si presenta di far conoscere un giornalista, noi la cogliamo con piacere.
Arriverà probabilissimamente al signor Petruccelli della Gattina di esprimere delle opinioni che non saranno interamente conformi alle nostre, di portar dei giudizi di cui noi potremmo contestare la rigorosa esattezza, d'indirizzare a degli uomini che hanno la nostra simpatia, il nostro rispetto e la nostra ammirazione, degli epigrammi che noi saremmo tentati di cancellare: nol faremo punto. Noi conosciamo il suo spirito e la rettitudine dei suoi sentimenti; noi siamo d'accordo con lui sui principii essenziali: ciò è l'importante. Quanto alla varietà delle tinte ed ai dettagli sugli uomini e sulle cose, noi gli lasciamo la più completa libertà.
Noi non vogliamo dir nulla dello ingegno dei signor Petruccelli, i nostri lettori lo apprezzeranno; egli ci è impossibile nondimeno di non esprimere lo stupore che noi proviamo sempre, vedendo uno straniero scrivere la nostra lingua con quella naturalezza, quella chiarezza e facilità, sì rara anche fra noi.
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