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      Egli esordì con un discorso eloquentissimo in favore della cessione di Nizza e Savoja. Infine, s'ebbe il portafogli dell'interno, quando il signor Farina, ahi lasso! preferì di andare a troneggiare a Napoli, ove egli doveva perdere la sua rinomanza e guadagnar l'itterizia.
      Il signor Minghetti è ambizioso: egli farà il suo cammino. Egli è largamente liberale - se tuttavia è qualche cosa - perocchè egli è tutto con tutti - eccetto austriaco ed oltremontano - avvegnacchè alcuno non contesti ch'egli sia cattolico a doppia fodera. Minghetti ha sfiorate tutte le dottrine - da Melchiorre Gioja a Rosmini, da Balbo a Gioberti. Egli è l'uomo ad impressioni vive, artista nella forma. È il primo legislatore italiano che abbia scritte delle leggi in lingua italiana pura - senza eccettuarne il Mamiani ed i ministri toscani, che vennero poi, ed oggi sono. Il signor Minghetti ha la parola soffice, la frase ben congegnata, la voce armonica, ma cadenzata; le idee sobrie, ma chiare; la percezione viva. Egli è affabile. Assiduo al lavoro e facile. È senza sussiego (morgue), insinuante, conciliativo, atto a comprender tutto ed a comprender subito. Quando una questione lo imbarazza, egli la evita con una promessa o una professione di fede di liberalismo generale. Minghetti adora il futuro. Raramente ei risponde che ha fatto o che è in via di fare: ei farà! Egli non mette alcun amor proprio nelle sue concezioni. Aveva presentata una legge, per molti tratti commendevole, sull'organamento amministrativo delle comuni e delle provincie, ove aveva infiltrato dentro un'idea un po' sua - quella delle regioni.


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I moribondi di Palazzo Carignano
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Perelli Milano
1862 pagine 170

   





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