Della Rovere non ha idee esclusive - nè idee sue a far trionfare, come Lamarmora!
Il ministro dei lavori pubblici, come lo sanno i lontani ed i vicini, è quella gentile volpetta del commendatore Peruzzi - che non ha bisogno di esser creato conte per decreto reale. La savonette à vilain non ha nulla a lavorare nel suo blasone. Peruzzi rappresentava nel Consiglio - ciò che Ferrari chiamava la federazione ministeriale - la Toscana prima che la Toscana invadesse il Consiglio. Egli uscì dalla scuola delle miniere di Parigi nel 1842-43. Nel 1848 fu gonfaloniere di Firenze e lavorò callidamente contro il governo del Guerrazzi per sollecitare il ritorno del Granduca - il quale, come Pio IX, si era rifugiato nelle pacifiche casematte di Gaeta. Malgrado ciò, dopo la ristaurazione, non volendo esser complice della reazione austriaca, Peruzzi dette la sua demissione. Allora la Compagnia delle Ferrovie di Livorno lo nominò suo direttore, funzione che fu esercitata con universale soddisfazione. Peruzzi prese parte alla pubblicazione della Biblioteca civile, inspirata dal colonnello Malenchini, col concorso dei signori Ricasoli, Ridolfi, Galeotti, Corsi - tutti deputati oggidì. Questa biblioteca, come tutti sanno, aveva per iscopo di formare gli spiriti ed indirizzare l'opinione pubblica all'idea dell'unità italiana, sotto la casa di Savoja.
Nel 1859 il bravo, l'infaticabile Malenchini si recò da Livorno a Firenze per spingere l'esercito toscano a quel pronunciamento che decise il Granduca a lasciar la Toscana.
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