Peruzzi fe' parte del Governo provvisorio, il quale prese le redini dello Stato dopo il 29 aprile. Venti giorni dopo, Peruzzi ritornava alla direzione delle ferrovie, e dopo la guerra; quando l'annessione della Toscana era contestata in Europa, Peruzzi fu mandato a Parigi da Ricasoli.
Peruzzi ha pubblicate parecchie brochures e lavorato in tutte le commissioni per le ferrovie italiane Spirito facile, ma moderato e flessibile, Peruzzi ha traversate tutte le tempeste della rivoluzione italiana senza mai dare in secco nè correr fortuna. Egli è una specialità distintissima, non un uomo politico. Ha nelle sue mani un istrumento potente, di cui si serve con circospezione, non negli uomini ma nella cosa - voglio dire il portafogli dei pubblici lavori. Ha paura della foga americana, non del puff degli Americani. Preferisce i sistemi misti, le compagnie ajutate, sovvenzionate, o assicurate dallo Stato. La necessità e gli errori lo hanno ridotto al lavoro diretto dello Stato stesso. Lo abbiamo veduto per un pezzo parlare, cercare, promettere - e lo ingegno pronto e la franchezza del promettere mai non gli fallano - poi agire. Ma qui comincian le dolenti note.
Peruzzi partorì di un colpo, la concessione di tutta la rete ferroviaria dell'Italia centrale e meridionale - ed altro ancora. Egli non ismentì punto la sua mirabile facilità nel negoziato degli affari. Ma egli ha completamente fallito - fiasco su tutta la linea! Egli ebbe cattiva fortuna. Egli ha sciupato i danari dello Stato con una prodigalità furiosa - ma giammai ministro non produsse risultati più minimi - relativamente, ben inteso, alla larghezza delle promesse ed all'altezza delle aspettative.
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