L'Italia si trova oggi in presenza di due fatti: completarsi, unificarsi.
Per compiersi, bisogna che la ricuperi Roma e Venezia. Ma la bandiera francese tutela Roma - e questa bandiera la si può allontanare, non abbattere. Il conte di Cavour spera allontanarla con la pressione di una forza morale, che il tempo solo da.
La quistione veneta è ormai una quistione europea. L'Italia non può affrontarla sola, nè risolverla, per ora con le uniche sue forze; perocchè l'Italia è ancora convalescente, viene appena di levarsi da un sepolcro di quindici secoli. Bisogna dunque, innanzi tutto, avere un esercito e degli alleati. Per raggiungere questo resultato, non si saprebbe spiegar abbastanza di pazienza, di fermezza, di astuzia.
In fatto di politica straniera, agli occhi del conte di Cavour, aspettare gli è riuscire.
Nella politica interna tutte le forze governative debbono convergere ad assimilare, ad unificare. Quest'opera non s'improvvisa, sopra tutto non si precipita, senza di che non si farebbe mica un edifizio, ma un rappezzato.
Dunque? attendere!
Ecco la parola d'ordine del Governo italiano.
Parlando del terzo partito e della sinistra dirò ciò che si rimprovera al programma del conte di Cavour. Per il momento, io non giudico, io non discuto neppure - io espongo.
Il conte di Cavour morto, il Gabinetto non gli sopravisse. Il barone Natoli naufragò al Senato, poi approdò aggradevolmente e leggermente ad una Prefettura, di cui fa sua delizia. Cassinis ritornò onorevolmente al suo banco di deputato - sempre lo stesso, molto stimabile e molto stimato.
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