L'è la scuola normale ove si formano le capacità ministeriali. Per il momento, è la patria di Machiavello che tiene l'alto nella politica italiana, l'invade, l'assorbe, e resiste all'aggressione dei conterranei di Cavour, i quali vorrebbero invaderla a volta loro - credendosi tutti altrettanti Cavour, e mediocremente stimando quantunque venga d'altrove. Quanto a Cordova, egli si crede i polsi assai forti per reggere non uno, ma dieci portafogli diversi - e già lo si dice in via per quello dei lavori pubblici. Egli però non è l'angelo della destra della Camera, e la sinistra ne diffida e non poco.
I banchi della destra dell'assemblea si trovano in parte popolati di ex funzionari, di funzionari in attività, e di funzionari in aspettativa. Il loro capo, dopo l'avvenimento alla presidenza del Consiglio del barone Ricasoli, fu per un pezzo Buoncompagni; oggi, per una rivoluzione di giannizzeri, è il signor Lanza.
Due o tre volte ministro, il signor Buoncompagni non si mostrò veramente sotto il suo vero punto di vista che in Toscana, sia come ambasciatore del re presso del Granduca, sia come Commissario di S. M. dopo la partenza del Lorenese. Là, nelle due parti, bisognava un uomo a figura spessa ed imperturbabile, che non tradisse giammai il suo pensiero e la sua impressione; un uomo che parlasse molto, senza mai compromettersi; un carattere facile ed affabile, perchè non lo si stancasse molto di riclami, di proteste e di recriminazioni; pronto al sorriso, ai modi cortesi, l'animo benevolo, carattere senza angoli.
| |
Machiavello Cavour Cavour Cordova Camera Consiglio Ricasoli Buoncompagni Lanza Buoncompagni Toscana Granduca Commissario Lorenese
|