Questo toscano fu l'amico intimo di Giusti, il nostro inemulato Giovenale, egli è l'amico di Ricasoli ed il genero di Manzoni. In ogni tempo moderato, spirito vòlto all'ironia ed allo scherno, un po' scettico, carezzando ed aguzzando l'epigramma, che sempre ferisce e talvolta dilania, egli votava col ministero, senza guardar pel sottile, quando ministri erano Cavour o Ricasoli. Il signor Giorgini è maestro nelle scienze economiche morali; scrive con uno stile ammirabile, quantunque un po' troppo fiorito, pimpant, e mirando al concetto di effetto. Lo si legge con supremo diletto e con profitto. Egli non parla sovente, ma la sua parola è chiara e correvole. Autonomista prima, all'Assemblea toscana del 1859 credette all'unità italiana, e vi crede ancora, ma bilanciando tra l'incentramento e le regioni del Minghetti, con ogni dovere sepolte. La commissione governatrice toscana, nel 1859, gli confidò una missione diplomatica a Torino onde sollecitare l'intervento piemontese in Firenze. Giorgini ha pubblicati parecchi opuscoli letterari e politici che si leggono con vivo interesse. Rimarchevolissimo è l'ultimo sulla centralizzazione.
Bisogna che io dica una parola di un altro economista lombardo, assiso ai medesimi banchi - il signor Broglio. Figura e spirito burbero, all'apparenza pesante, ma nel fondo gajo e burliero, il signor Broglio piacesi a far parte dell'impopolare. Io l'ho veduto, in questa sessione, prendere due volte la parola per offuscare certe disposizioni liberali dello Statuto stesso - e, più spesso ancora, per difendere o per proporre misure odiose o illiberali.
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