Montanelli ha portato nella sua vita politica due peccati originali: era poeta e cattolico. Egli ha voluto dissimulare questi due germi di debolezza nell'armatura di acciajo di cui deve essere corazzato un uomo di Stato: ma la poesia e l'odore di sacrestia si sono in lui sempre traditi - come l'odore del muschio. Di quinci tutte le oscillazioni, le fiacchezze, i cangiamenti, i disinganni, le aspirazioni inopportune, l'inconsistenza che hanno segnalato la carriera politica di lui. Montanelli è stato tutto, a causa di ciò - egli ha adorato Carlo Alberto, Pio IX, Mazzini, Lamennais, Proudhon, il principe Napoleone, la repubblica, l'impero, la federazione, oggi l'unità. Egli giudicava col cuore; calcolava con la speranza. Ma nel tempo stesso è stata la poesia, la quale lo ha tirato incontaminato di bassezze e di apostasia - malgrado i cangiamenti - da tutti questi urti della vita politica. Artista innanzi tutto, egli si è elevato sempre, anche quando sembrava discendere; si è elevato perchè credeva arrivare più presto alla soluzione dei destini d'Italia. - Egli credeva che questi tanti aeronauti, che egli salutava come aquile, lo conducessero a volo sublime. La valvola scattava: l'areonauta precipitava. Egli quindi ha suscitate in altrui molte collere, e per sè si è creati molti dolori, ma non credo alcun rimorso. L'ambizione, questo sublimato di tutte le poesie, gli aveva esilarato il cervello. Ed e' si lusingava, poichè aveva il cuor largo, la mente vasta, era istrutto, aveva fede, aveva ardire, e tutto gli sembrava tinto del colore del successo.
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