Tanti individui, convenuti da tutti i punti d'Italia, con tante passioni, idee, precedenti, interessi diversi, sedere insieme, intendersi, formare una maggioranza ed una minoranza, esprimere concetti identici, desiderii comuni, scopo unico, stupisce, atterrisce l'Europa. Questa cominciò dalla meraviglia, anzi dall'incredulità, oggi subentra in lei l'agitazione, la paura. Ed è perciò che le ostilità contro l'unità italiana, da sei o otto mesi in qua raddoppiano in tutta l'Europa. Oggi, uditelo nell'Assemblea francese, noi siamo la rivoluzione - il long Parliament che aspetta il suo Cromwell. Per l'Europa l'Italia si concentra in due fuochi: nel Parlamento - un'incognita da cui la crudeltà dei tempi può tirar fuori Dio sa che - ed in Garibaldi - non l'uomo della logica, della ragione, della convenienza, ma del destino - forza selvaggia di una natura concentrata per quattro secoli - l'Italia! Il Parlamento è per l'Europa un vulcano, una negazione terribile, delle basi cui essa credeva riposare. Il Parlamento ha attestato il suo dritto su Roma e su Venezia. Ed a Venezia e' rappresenta la negazione dell'Impero; a Roma, quella del papato - vale a dire, il rovesciamento, del dritto che per quattordici secoli servì di ritmo alla vita di Europa. La terribile Convenzione, in paragone a questa placida, moderata, flemmatica nostra assemblea, fu un'assemblea di fanciullette. Essa non concepì un cataclisma così completo della società europea - fu difesa, non aggressione. E noi aggrediamo.
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