La tenace temperanza stessa, la pazienza, la ipocrisia del nostro Parlamento sconvolge l'animo delle potenze. I furori duran poco, l'entusiasmo si calma, l'ebbrietą svapora; la tranquilla fede, la perseveranza intemerata nostra, la calma dell'insieme nello scoppio e nei bagliori delle varietą che minacciano, che sfidano, che protestano, che s'impazientano, che si mostran pronte a fare, ed impellono ad agire, gittano nei gabinetti europei un turbamento indefinibile. Essi veggono un fantasima che leva il capo e sormonta la cima delle Alpi, e si domandano: che vuole costui in definitivo? dove andrą? E lo spettro di Roma - delle due Rome forse - di quella di Cesare e di quella di Gregorio VII - sembra risorgere minaccioso.
Sopprimete il Parlamento - questo crogiuolo della vita italiana - e l'Italia scompare, ed il fantasma si dilegua. Finchč questa sintesi di sette antichi Stati - sta in piedi, si presenta all'avanguardia, va compatta, sta soda, confidente, concorde, si attesta, attesta i suoi diritti, tien testa ai rifiuti, alle minacce, alle negazioni, alla lotta, ed incede, ed avanza, e non si arresta mai, e non trasmoda, e non perde nč la dignitą, nč la calma, ed ha fede, ed č inesorabile o clemente a seconda le vicessitudini e le circostanze, e non si subordina a chicchessia; finchč questa sintesi della nazione italiana, dico, fa udire la sua voce in mezzo all'Europa che ascolta e ne spia ogni movimento, l'Italia non corre pericolo. Essa č in via di formazione: si completerą.
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