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      Nè la sua età, nè la sua bruttezza, nè le sue abitudini di libertino, d'ubbriaco e di carnefice, nè la lealtà ed i doveri di una donna maritata, che rispetta ed ama suo marito, non gli parvero ostacoli. Quel trapezio sgraziato e deforme pretese d'essere amato. Egli impose il suo amore con delle atroci minaccie. Perseguitò, spaventò quella povera donna. Che fare? Stanca delle umiliazioni che soffriva, temendo una disgrazia, scorgendo degli agguati dovunque, stomacata, ella denunziò la persecuzione ed il persecutore a suo marito. Il brav'uomo arrossì, poi impallidì, e tacque. Cenammo. Mio padre lesse un capitolo della Bibbia, - siamo protestanti - , poi andammo a coricarci.
      Mio padre non dormì. Egli giudicò il suo colonnello.
      All'alba eravamo tutti in piedi. Mio padre s'apparecchiava ad andare al campo, io alla scuola. Appo i protestanti ungheresi l'istruzione dei ragazzi non è negletta.
      - Cosa devo fare? domandò timidamente mia madre.
      Ella non aveva d'uopo d'indicare più chiaramente la questione. Ella vedeva il pensiero del suo oltraggio cristallizzato negli occhi di mio padre.
      - Digli di venire domani sera.... Io parto in viaggio nella prossima notte.
      Un doloroso stupore si dipinse negli occhi della povera donna. Non comprese quell'ordine, o ebbe paura di comprenderlo. Nondimeno si guardò bene dal replicare. Da noi la donna è un oggetto amato, rispettato, ma inferiore all'uomo. È la gioja, ma non il consiglio della famiglia. È un'utilità. È l'amore, ma non il giudizio e l'autorità del cenacolo.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





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