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      Due terribili file di denti l'azzannarono, la serrarono, frangendola fino alle ossa nella loro morsicatura. Mia madre gettò un grido. Il colonnello la spinse, rotolando sui suoi piedi con tutto il peso del suo corpo, e la rovesciò. La povera donna era debole, essendo ammalata ed incinta. Il colonnello strisciò sopra di essa, e raggiunse il suo viso, ove la morse orribilmente. Le grida avrebbero scosso la casa e risvegliato i morti. In quel momento una testa apparve all'apertura della botola. Era mio zio, mandato da noi.
      Arrivava in tempo per liberare sua sorella, così bella poco dianzi, e ora così atrocemente e spaventevolmente mutilata. Ma non arrivava in tempo per salvarla.
      La scomparsa del colonnello aveva dato l'allarme. La nostra partenza, l'arrivo dello zio destarono dei sospetti. Si cercava già da pertutto il conte di Schaffner. Il giudice del circondario si presentò per fare una visita nella nostra casa, come aveva fatto in altre. La vista di mia madre, le grida soffocate che uscivano dal sotterraneo denunziarono l'opera del padre mio. Occorre dir altro? Tre mesi dopo, quella disgraziata donna era appiccata; mio zio posto in una segreta; la casa, l'orto, le suppellettili, i nostri pannicelli, tutto fu confiscato.
      Il colonnello aveva presieduto la Corte marziale che emanò la sentenza.
      Mio padre era anch'esso condannato al patibolo, e si prometteva un premio a chi lo denunziasse e lo consegnasse nelle mani della giustizia.
      La mancia era inutile. Era io che dovevo consumare la sua perdita.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





Schaffner Corte