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      Questa concordia, questa libertà, erano la condanna della monarchia austriaca. Essa lo comprese, e provvide.
      La sede del Governo ungherese fu trasferita a Buda-Pesth. Le nazionalità annesse ne furono gelose. Tanto bastava. La leva era trovata, o, a meglio dire, creata. L'Austria, che aveva già schiacciato l'Italia, se ne impadronì. I Croati diedero l'esempio. Il bano Jellachich, il ganzo fortunato dell'arciduchessa Sofia - la fatale amante del disgraziato duca di Reichstadt, - diede il segnale. "Il mio cuore è con voi" gli aveva detto quell'arciduchessa, madre di Francesco Giuseppe. I Serbi seguirono, poi i Sassoni, poi i Rumeni, poi i Confini militari.
      La Dieta si riunì a Pesth. Essa votò una chiamata di 200,000 uomini, ed un prestito di 42,000,000 di fiorini. Lo slancio era dato. Le ostilità cominciarono. Il re, chiamato a Buda, rifiutò di venirvi.
      I Serbi batterono l'esercito ungherese a Szent-Ramas, ove apparve quel famoso Janku, al quale, più tardi, Francesco Giuseppe doveva dire quel celebre: Multum fecisti, Janku, vere multum fecisti!, che lo fece passare per un letterato. Il Palatino tentò un colpo di Stato. Jellachich passò la Drava. La Dieta che voleva ancora restare nella legalità, inviò una deputazione al re.
      La Corte tenne a bada la deputazione.
      La deputazione finì coll'accorgersene.
      - A rivederci sulla Drava! disse Batthyany a Jellachich.
      - A Pesth, se volete! rispose il venusto Croato: vi risparmio il disturbo di rendermi visita.
      E si pose alla testa del suo esercito, accompagnato dai voti di tutta la Corte.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





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