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      - Siamo attaccati da otto parti in una volta, sclamò Kossuth in mezzo alla Dieta.
      Il Palatino fuggì. L'Ungheria si sollevò.
      Le truppe ungheresi, che si trovavano in Italia, erano già state richiamate, ma Radetzky aveva rifiutato di lasciarle partire. Il dì 20 agosto, il re firmò il decreto pel quale i reggimenti ungheresi, nelle altre provincie dell'Impero, erano restituiti in Ungheria. Il decreto fu comunicato al colonnello Tichter, come agli altri capi di corpo. Il colonnello lo stracciò, sotto il pretesto che non era il ministro della guerra dell'Impero, o dell'imperatore, che glielo significava, ma il ministro del regno d'Ungheria e del re. Il colonnello era austriaco nell'anima, vale a dire idolatra della forza. In conseguenza, il decreto del diritto non gli pareva legale. Ma per noi era più che legale.
      Attendemmo per cinque giorni l'ordine della partenza. L'ordine non venne. La contessa mi disse: Non verrà mai.
      Il capitano del 4.° squadrone diede il segnale.
      Una mattina, un suono di tromba per la chiamata venne a destarci ad un'ora inusata. Gli appartamenti del colonnello sporgevano sull'immensa corte della caserma. Egli stava scorrendo la corrispondenza ed i giornali arrivati da Vienna, e brontolava forte. La contessa leggeva appo di lui i giornali ungheresi, e sembrava raggiante. A quella fanfara inattesa, il colonnello si alzò, e corse alla finestra. Aveva una berretta rossa sul capo, la pipa in bocca, delle pianelle e una zimarra da camera. Scendendo, prese uno scudiscio.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





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