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      Questa fisonomia corta sopra una statura elevata, quei tratti comuni sopra un corpo disinvolto, quel viso ove la natura aveva scritto una idea, ed ove la premeditazione sostituiva una maschera, mi diedero a riflettere. Görgey s'accorse che io l'osservava. E se avesse potuto dubitare che io dirigeva su lui la mia implacabile attenzione, come un microscopio che lo scandagliava nel fondo delle viscere, e notomizzava i suoi pensieri, m'avrebbe certo, alla prima occasione, messo in un posto da essere ucciso sicuramente. Già egli disapprovava la mia condotta verso il colonnello Tichter Egli aveva pochissima barba, ed era pallido. Di marziale, solo il contegno e le abitudini. Poco avvicinabile, di maniere sdegnose, temendo rivelarsi avanti il momento e fuor di proposito, egli sorvegliava le proprie parole, fuorchè nell'ironia e nella maldicenza, che aveva molto pronte e colorite. Del resto, dava ai suoi pensieri delle forme poetiche, e non mancava di eloquenza. La sua tenuta rigida imponeva il rispetto. La sua andatura, sicura di sè stessa, grave, fiera, imperiosa, ove l'orgoglio traboccava, era d'accordo colla parola breve e col suono brusco della voce. Egli correggeva coll'arroganza dell'animo e dell'uomo, ciò che poteva mancare di guerriero e di cavalleresco al militare ed al generale. Con tutto ciò, eccellente cavaliero, sobrio, paziente, d'un bel coraggio personale, ch'egli s'imponeva nelle circostanze decisive, con uno sforzo di volontà. La vista del sangue non lo turbava. Il pericolo altrui lo toccava poco.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





Tichter Egli