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      Tutto era virile in lui. Niente era elevato. La sua intelligenza nuotava nella visione delle grandezze le più sfrenate, mentre doveva imporsi una condotta moderata. Egli sentiva tutta la superiorità morale ed intellettuale di Kossuth. L'Ungheria intera accarezzava questa credenza, esprimeva questa convinzione. Görgey intraprese un'opera di tenebre, a capo della quale, smascherando le sue batterie, egli doveva far ricadere il suo paese al fondo d'un precipizio. Ragno del male, egli tesseva la tela del disastro per avvilupparvi un'opera divina, la risurrezione d'un popolo! Görgey aveva l'anima austriaca. Egli non comprendeva dunque nè la libertà, nè la nazionalità, nè l'indipendenza, nè l'autonomia di una razza, nè la supremazia e la maturanza d'una civiltà. Egli si batteva contro l'Austria, non per odio contro un'istituzione un principio, ma perchè nutriva una rabbia concentrata contro i generali austriaci, e ambiva di surrogare l'Austria in qualche luogo, per poi rimetterla a posto, facendo per sè nell'opera e nell'impero una parte corrispondente all'altezza del servigio reso. L'Austria non si è
      dessa mostrata generosa per certi meriti, la Casa di Absburgo per certi delitti? Nel secondo abboccamento ch'ebbi con Görgey, lo compresi tutto. Dissecai il suo pensiero, e lo giudicai. Da quel momento, lo odiai. Egli ne sospettò, e mi tenne presso di sè, per sedurmi, o per perdermi. Ma avrò a riparlarvi di lui. Windischgraetz, dopo i primi passi, rimase immobile. Egli esitava a impegnare un combattimento, nel quale temeva di restare schiacciato.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





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