Non c'era più di azzurro, che negli occhi elettrizzati dei nostri honved. Faceva un freddo terribile. Le notti erano nere. Non trovavi più traccia di strade, e quelle vicine ai corsi d'acqua, erano sfondate ed impraticabili. Bisognava marciare attraverso i campi, a caso. Le truppe vestite leggermente e troppo cariche compivano delle marcie interminabili, sempre sul chi va là, non prendendo fiato che per respingere l'inimico, non riparando la loro sinistra, senza trovarsi di fronte ad un pericolo a destra. Malgrado i bei combattimenti di Kmety a Pahrendorf, e di Guyon, l'abile e valente irlandese, a Nagy-Szombath, che coprirono la ritirata; malgrado il combattimento di retroguardia a Raab, che si dovette sgomberare, la marcia retrograda continuò. Görgey fu respinto a Babolna, e Perczel subì una disfatta a Moor, che si sarebbe potuta cangiar in vittoria, se Görgey fosse accorso in suo aiuto. Egli non volle. Il 1.° gennaio, la Dieta abbandonò la capitale, e trasferì la sede del Governo a Debreczin, dietro la Tisza, in mezzo ad un'immensa pianura, ove i villaggi, completamente magiari, sono molto disseminati. L'8 gennaio a mezzogiorno, la retroguardia(1) ungherese sgombrava anche Buda-Pesth. Alcune ore dopo, l'esercito austriaco entrò nella città, e la bandiera giallo-nera prese il posto dei tre colori nazionali, bianco, rosso e verde come quelli dell'Italia. Presentandogli il dispaccio, vidi per la prima volta Kossuth. Questo abboccamento durò un istante, ma fu caratteristico.
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