Il 31, Bem e Riczko batterono di nuovo il nemico. Ci fermammo. Le munizioni erano esauste. Le nuove munizioni arrivarono il 2 gennaio. Il 3 del 1849, Bem raggiunse gli Austriaci presso Tihucza, appostati in un passo formidabile. Il combattimento durò tutta la giornata. Alla sera, gli imperiali tagliati a pezzi nella loro retroguardia, sloggiati, posti in fuga, decimati, presi da terrore, correvano sulle cime delle montagne, ove le capre stesse sarebbero state prese da vertigine, gettando sacchi e fucili; e quelli che non rotolarono nei precipizi, o non si sprofondarono negli abissi di neve, traversarono il confine, e si arrestarono, mezzo gelati, nella Bukovina.
- Che insaponata! sclamò Bem alla sera.
Infatti, il nord della Transilvania era netto d'Austriaci.
- Ragazzi, disse Bem, fa freddo, e non abbiamo nulla. Che diavolo faremmo qui? Vi resteremmo gelati. Andiamo a riscaldarci nel mezzogiorno; Puchner ci darà del fuoco.
Da quindici giorni non avevamo dormito che tre notti, e i nostri pranzi non erano stati sostanziali, che quando avevamo posto la mano sul rancio preparato dagli Austro Serbi. Rispondemmo ad una voce:
- In marcia, babbo.
Chiamavamo il generale: papà Bem.
Puchner si avanzava in cerca dell'esercito ungherese. Lo incontrammo in vicinanza di Galfalva il 17 gennaio. Ci battemmo per cinque ore.
- Ingoiatemi un po' quei furfanti! gridò Bem.
Allora li caricammo alla baionetta. Puchner fuggì coi rimasugli della sua colonna nella direzione di Nagy-Szeben (Hermannstadt).
- Addosso a quei cani, urlò Bem.
| |
Bem Riczko Bem Austriaci Tihucza Bukovina Bem Transilvania Austriaci Bem Puchner Austro Serbi Bem Galfalva Bem Nagy-Szeben Hermannstadt Bem
|