E sempre lottando, senza esser mai intaccati, arrivammo a Szaszvaros. Bem fu ferito alla coscia da una scheggia di mitraglia.
Il 7 febbrajo ci arrivò un rinforzo: due compagnie di honved e due squadroni di guardie nazionali a cavallo. Inoltre essi ci fecero conoscere che erano seguiti da 7700 uomini con 28 cannoni. Puchner venne a offrirci battaglia di nuovo; Bem l'accettò.
- Facciamo una burla ai nostri fratelli, diss'egli. Quando arriveranno, troveranno l'affar fatto. Tarde venientibus ossa. Avanti.
Fummo ancora battuti, e perdemmo i nostri ultimi quattro cannoni.
- Quei monelli hanno preso la gotta per via. Andiamo a vedere come sta la cosa.
Bem partì sul momento per Piski. Io solo lo accompagnai.
Trovammo effettivamente i 7700 uomini ed i 28 cannoni. Il 9 febbrajo eravamo di nuovo di fronte agli Austriaci.
Questa battaglia fu drammatica. Gli honved respinsero il nemico, che si avanzava sul ponte di Sztrigy dinanzi la città, poi traversarono il fiume sopra dei banchi di ghiaccio che galleggiavano, e li caricarono. Gli ussari di Mathias indietreggiavano. Bem, malgrado la violenza della febbre che la ferita e la lunga corsa al galoppo gli avevano data, venne a prendere il comando. L'inimico fu respinto in disordine, la cavalleria gli diede la caccia. Ma ecco che ci cacciamo dentro ad un'imboscata. Il nemico prese l'offensiva. Noi avevamo consumato tutte le munizioni.
- Come! quei facchini, gridò Bem, ballerebbero colla musica che abbiamo pagata noi. Alla bajonetta dunque!
Gli Austriaci anch'essi non avevano più munizioni.
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