Kossuth proponeva alla Dieta la decadenza degli Absburghi.
VII.
Era il 14 aprile 1849. Questa data segna un'epoca nella vita e nella storia del popolo ungherese. I primi soffi della primavera intiepidivano già l'aria. Il cielo era grigio-chiaro, il che velava forse l'infinito, ma addolciva lo sguardo. Il sole provava i suoi primi raggi. La neve s'era sciolta, ma l'immensa pianura trasudava una nebbia bianca, leggiera, allegra, che il venticello dell'aurora smuoveva, stuzzicava, le dava la vita della onda agitata. Si sarebbe detto che il mar Bianco avesse scavalcato le steppe della Russia, franta la cintura azzurra dei Balcani e dei Carpazii, e si fosse rovesciato tutto fremente sul paese piatto del Danubio. Tutte le campane delle torri bizantine di Debreczin suonavano a gloria. La città si adornava come per una festa, un gran movimento di persone e di parole animava le vie.
Debreczin è una città di 50,000 anime, il centro della razza magiara. Le donne con gli usatti maschili, colla casacca di pelle d'agnello, il pelo al di dentro a causa della freschezza del mattino, ornata d'astrakan e di ricami in lana di vari colori(4), un fazzoletto di cotone o di seta sul capo legato sotto il mento, i capelli intrecciati dietro la testa con una quantità di fettuccie; le donne, dico, erano superbe di non portar più alcun ornamento d'oro o d'argento: esse avevano offerto tutto alla patria. Non si vedeva più un anello, una collana, un paio d'orecchini sopra le donne ungheresi, principalmente su quelle della classe del popolo; avevano tutto dato come dono patriottico.
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