La mia ferita era appena guarita. Si battevano dinanzi a Buda. Accorsi colà. Amelia e suo padre abitavano già Pesth, ove il Governo riportava la sua sede.
Görgey investiva la fortezza di Buda con forze considerevoli. Un primo attacco, per distruggere la pompa ad acqua che approvvigionava la guarnigione, era stato respinto. Era principiato il fuoco per aprire la breccia. Hentzi, che comandava la fortezza, rispose bombardando Pesth, come Windischgraetz aveva bombardato Vienna, come Radetzky bombardava le città italiane. Questa città monumentale ardeva in diversi punti.
- Sono le torce funebri intorno alla bara di Casa d'Absburgo! diceva Görgey.
Egli ordinò un assalto generale, benchè l'artiglieria non avesse ancora resa praticabile la breccia. L'attacco ebbe luogo nella notte dal 16 al 17 maggio. Io era arrivato la sera; non m'ero ancora presentato al generale. Sentendo il cannone di notte, mi condussi in mezzo ai combattenti come semplice volontario, e mi trovai col corpo di Nagy-Sandor, che aveva ricevuto l'ordine d'impadronirsi della breccia. Il combattimento durò tre ore, - combattimento feroce, la baionetta contro il cannone! - Gli honved si slanciarono all'assalto sei volte. Fummo sempre respinti. La breccia restava inaccessibile: le scale, colle quali tentammo la(6) scalata, si trovarono troppo corte. Il giorno cominciava a spuntare. Gli altri Corpi non erano stati più felici di noi alla porta di Vienna, al Varkapu (porta del castello), al giardino, alla macchina dell'acqua.
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