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      Contro questa massa formidabile l'Ungheria non potè opporre che 150,000 uomini sopra un'estensione immensa: per mancanza d'armi, non per mancanza d'uomini. Non potendo far fronte a quella valanga, si cercò la salvezza nella strategia. Dembinski concepì il piano di campagna, prendendo per base d'operazione il Banato, provvisto di due difese naturali, la Tisza e la Maros. Görgey, che era, l'ho già detto, incapace di formare egli stesso un piano, promise d'eseguire quello del suo inimico, piano, del resto, discusso ed approvato da un Consiglio di guerra. Ma egli non vi si conformò. E fece ancor peggio. Abbandonò il fiume Czonczo, che copriva la via di Buda-Pesth, e si ritirò nel campo trincerato di Comorn, lasciando il terzo Corpo isolato sulla Vag. Cinquantamila Austriaci vennero ad offrirci battaglia. L'accettammo senza esitare.
      Il combattimento ebbe principio all'alba. Ad un'ora gli Austriaci, posti in rotta all'ala sinistra, piegavano anche al centro, sotto una irresistibile carica di ventiquattro squadroni di Ussari condotti da Görgey. Io ne comandava quattro, e fui testimonio d'un attentato che mi addolorò, quantunque lo trovassi salutare: un ussaro misurò a Görgey, per di dietro, un colpo di sciabola alla testa - per liberare il paese ch'egli tradiva. Noi credemmo assicurata la vittoria. Da un punto all'altro, dinanzi agli Austriaci dispersi e Francesco Giuseppe che fuggiva, apparve la riserva russa, che smascherò cinquanta pezzi posti in batteria. Era la tela del destino, che si alzava per mostrarci la voragine nella quale la patria doveva perdersi.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





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