La notte, che scese, mise fine alla pugna, e coprě la nostra disfatta.
Görgey inviň al Governo un dispaccio ribelle, che provocň la sua dimissione; ma si commise il fallo di lasciargli il portafogli della guerra. Kossuth si faceva ancora illusione, o voleva ancora, a forza di magnanimitŕ, ritardare il tradimento di quell'infame. L'esercito, commosso dai commentarii insolenti del colonnello Bayer, capo dello stato-maggior generale, si mostrň scontento della destituzione di Görgey. Un Consiglio di guerra nominň due delegati, Klapka e Nagy-Sandor, per andar a pregare Kossuth di levare a Görgey, piuttosto il portafogli della guerra, che il comando in capo. Io pregai Nagy-Sandor di condurmi seco a Pesth. Sentivo che, se fossi restato presso Görgey, l'avrei ucciso.
Partimmo. Il 5 luglio, i delegati furono ammessi dinanzi al Consiglio dei ministri, e la loro domanda fu accordata; ma il Consiglio insistette sulla pronta partenza dell'esercito dell'alto Danubio per andare a concentrarsi colle truppe che dovevano operare sulla Tisza. L'accecamento era incurabile: Dio, che voleva perderci, colpiva di demenza il Governo e l'esercito! Piů Görgey s'inoltrava nella via del tradimento, piů la sua popolaritŕ aumentava. A lui si attribuivano tutti i successi, mentre egli rigettava sopra questi e sopra quegli la responsabilitŕ dei falli e dei disastri. Pure, le piů brillanti vittorie dell'esercito del Danubio non erano state riportate da lui. Guyon aveva guadagnata quella di Braniczko; Gaspar quella di Hatvan; Demjanich quella di Bicske; quella di Isacszeg fu principiata senza di lui; egli non assisteva nč a quella di Vacz, nč a quella di Nagy-Sarlo(7), nč a quella di Buda.
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