- Ecco Nagy-Sandor, che riceve una bastonata! sclamň sorridendo Görgey, udendo tuonare il cannone.
Görgey aveva giurato la distruzione di Nagy-Sandor e del suo corpo. Quando egli aveva emessa l'idea di una dittatura militare, Nagy-Sandor aveva detto:
- Se c'č qualcuno che vuol divenir Cesare, io sarň il suo Bruto.
Finalmente Görgey aveva ricondotto l'esercito ad Arad. Ma il Governo aveva dovuto abbandonare anche Szeged. Dembinski vi aveva riunito circa 35,000 uomini in una specie di campo trincierato, appena abbozzato. Nonostante, la posizione non sembrandogli tenibile sotto le valanghe di Russi e di Austriaci che affluivano da tutte le parti, aveva dato l'ordine di abbandonarla e di stabilirsi un po' piů lungi, a Szöreg.
Haynau, che comprendeva il suo vantaggio di numero e di posizione, non gli lasciň il tempo di condurre a fine il suo cambiamento di posto. Attaccň le truppe, che cominciavano a prender stanza a Szöreg. La battaglia ebbe principio il 5 agosto di sera. Gli Ungheresi avevano gli occhi abbagliati dal sole che tramontava ed impediva loro di vedere l'inimico. Essi non furono sconfitti, ma piuttosto cedettero il terreno, protetti dagli ussari, che rinnovando delle ammirabili cariche, tennero in iscacco gli Austriaci.
Dembinski aveva a scegliere allora fra due linee di ritirata: Arad, ove Görgey doveva arrivare il giorno stesso; o Temesvar, fortezza che era nelle mani degli Austriaci, ma dove sperava di tirare a sč il corpo di Kmety. Il vecchio generale polacco preferě, per fatalitŕ, Temesvar, la cui guarnigione, credeva egli, non poteva resistere lungamente.
| |
Nagy-Sandor Görgey Nagy-Sandor Nagy-Sandor Cesare Bruto Görgey Arad Governo Szeged Russi Austriaci Szöreg Szöreg Ungheresi Austriaci Arad Görgey Temesvar Austriaci Kmety Temesvar
|