- Morremo tutti combattendo, allora, replicò Görgey.
Egli aveva aperto le trattative per rendersi ai Russi colla clausola espressa "di non deporre le armi senza condizioni dinanzi gli Austriaci".
Görgey non tanto detestava l'Austria, quanto era geloso di Kossuth. Ma egli sapeva cosa sarebbe avvenuto dopo una reddizione agli Austriaci. Di già Haynau aveva fatto appiccare Guber e Mednyanszky, ufficiali ungheresi. La proposizione di Görgey fu alfine accettata da Paskewich, e subita da Haynau. Görgey lasciò allora Arad, e si mise in marcia per Vilagos. Pochi ufficiali soltanto sapevano che l'esercito ungherese si avvicinava ai Russi per metter giù le armi. L'esercito credeva di andare a battersi ancora, e non domandava che la battaglia, quantunque ormai certo della sua disfatta finale.
Bem m'inviò a portare i suoi ordini a Görgey, nella sua qualità di generalissimo, poichè egli considerava come incostituzionale la trasmissione di poteri fatta da Kossuth a Görgey, senza la sanzione della Dieta. Arrivai a Vilagos il 12 agosto, alla sera, ma non potei penetrare nel castello di Bohus, ove risiedeva Görgey, e non insistetti. Circolai un po' nelle file dell'esercito.
Gli ufficiali erano tristi, i soldati in collera. Tutti gli aspetti che la disgrazia, lo scoraggiamento, la malinconia, la rabbia e l'abbattimento possono prendere, si dipingevano sulle fisonomie di quegli uomini. Tutte le impronte strazianti, che il dolore e la disperazione possono scolpire sopra una faccia virile e vivente, i tratti di quei soldati le portavano.
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