Diamoci dunque ai Romanoff da uomini liberi, che hanno il coraggio di riconoscersi vinti, senza condizioni, senza riserva, con una preghiera silenziosa sulle labbra: di strappare, cioè, alla razza tedesca i brani della Polonia del 1772, ch'essa possiede.
- Restiamo noi medesimi, diceva il conte Zamoyski, poichè Dio non ci ha confusi coi Russi, poichè tutti i tentativi ed i misfatti degli uomini per cangiarci sono falliti. Cinque o sei volte divisa e rimanipolata, vinta nel 1794, schiacciata nel 1831, data in mano alla rude assimilazione tedesca a Posen, massacrata in Gallizia, stritolata sotto la Russia, la Polonia attesta la sua vitalità indestruttibile. Questa nazione è un'anima anzi tutto. Operiamo come un'anima, e per l'anima; siamo il diritto e la giustizia che, alla lunga, trionfano sempre della forza. Esistiamo, e persistiamo. La risurrezione per la forza non ci è mai riescita; proviamo la risurrezione per la trasformazione morale. Sursum corda!
Queste parole non potevano mancare di fare una breccia profonda in un carattere come il mio, freddo, convinto, perseverante, senza paura e senza impazienza. La teoria del marchese scosse mio fratello, cuore pieno di foga, altiero e vendicativo. Noi eravamo, nel fondo, i due sistemi della rinnovazione della Polonia; ma entrambi Polacchi. Pure ci parve che un abisso s'interponesse fra noi, e la tenerezza severa di nostra madre fu impotente a colmarlo.
Una circostanza allargò lo spazio che ci separava.
Casimiro s'innamorò della moglie di un generale russo, una Polacca.
| |
Romanoff Polonia Zamoyski Dio Russi Posen Gallizia Russia Polonia Polonia Polacchi Polacca
|