L'attitudine era pacifica. La voce calma e supplicante. Il principe Gortschakoff scese sulla piazza, e ripetè la(17) sua domanda.
- Insomma, che cosa volete?
- Vogliamo una patria! rispose di nuovo la folla.
In quel momento, passa un postiglione, e fa risuonare col suo corno l'aria di Dombrowski: "No, la Polonia non perirà!" Tosto un grido entusiasta scoppia. Donne, fanciulli, vecchi, studenti, nobili, ad una voce, con lo stesso accento, gridano: Viva la Polonia!... e tutti cadono in ginocchio.
- Ritiratevi, urlarono le truppe, che accampavano militarmente sulla piazza.
- Uccideteci, ma non ci muoveremo, rispose la folla.
L'ingiunzione non fu ripetuta.
La fanteria fece fuoco, poi fece fuoco di nuovo, poi ricominciò le sue scariche: quindici volte! Squadroni di cavalleria caricarono. Làsciovi imaginare il macello. Fummo circondati: le donne ed i ragazzi, inginocchiati all'estremità della piazza, intorno ad una statua della Vergine, gli uomini indietro. Ricevemmo la fucilata e le sciabolate dei Cosacchi, senza muoverci, senza lagnarci, pregando e cantando. La truppa, spaventata, lasciò quel sito.
Non si è mai conosciuto il numero delle vittime.
Un disprezzo della morte, inaudito, entusiasta, irresistibile, s'impadronì di noi.
Il principe Gortschakoff ne divenne pazzo, e due mesi dopo morì all'improvviso. Egli gridava, due giorni avanti di morire: "Oh! le donne nere! le donne nere! Eccole ancora, eccole.... Allontanatele!"
Il generale Suchozanett gli succedette; ma nel Consiglio dominava il marchese Wielopolski.
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