L'ultima manifestazione doveva aver luogo il 15 ottobre per la celebrazione di una festa religiosa in onore di Kosciusko. Il 14, lo stato d'assedio fu proclamato. Forse il conte Lambert, il quale era succeduto al generale Suchozanett come luogotenente, ne aveva ripugnanza. Certo è che gli uomini del vecchio partito russo, che lo circondavano, ve lo decisero. Lo stato d'assedio però non poteva spaventare un popolo, che guardava in faccia la morte con fanatismo voluttuoso.
Dalle sette del mattino, le chiese rigurgitavano di cittadini, le donne a bruno, gli uomini, come sempre, disarmati. La truppa, dalla mezzanotte, occupava militarmente la città.
Essa non s'oppose all'entrata dei cittadini nelle chiese, però, cangiando avviso, bentosto li circondò, e li accolse. La Cattedrale ed i Bernardini furono assediati. Nugoli di Cosacchi e di Circassi invasero la città, correndo dovunque, percotendo gli uomini, insultando le donne, saccheggiando le case. Si intimò al popolo di uscire dalle chiese.
- No, rispondemmo unanimi, no, fino a tanto che l'esercito ci assedia.
Si restò così tutto il giorno. I Polacchi rinsaccati nelle chiese, i Russi accampati alle porte. L'ansietà divenne estrema. Si prevedevano delle conseguenze sinistre, delle scene di orrore. Avevamo fame e sete. Ad otto ore di sera, si presentò un generale, e c'intimò di nuovo di renderci alla grazia ed alla mercè del luogotenente del regno.
- No, rispondemmo tutti. Non vi è luogo a grazia, ove non vi è delitto. Resteremo qui, fino a tanto che le truppe non siano rientrate nello loro caserme.
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