Si sapeva l'ostilità che regnava fra mio fratello e me. Non s'ignorava il mio odio contro i Russi. Perchè dunque mi ero deciso così tardi ad entrare in campagna?
- Voi siete membro del Comitato, mi disse il colonnello presidente.
- Voi mi fate troppo onore, signore, sclamai, fremendo internamente.
Il colonnello fissò sopra di me il suo sguardo grigio, petulante, e ripetè:
- Voi siete membro del Comitato, e latore dei suoi ordini.
- Voi leggete dunque nella coscienza, signore, poichè vi permettete simili accuse!
- Leggerò ben tosto in questa carte, rispose il colonnello con un sorriso trionfante.
Allora ei frugò nel quaderno del mio processo, compilato a Radzewilow, e ne tirò fuori un pezzo di carta, sul quale correvano dall'ovest al sud, di traverso, a zig-zag, degli sgorbi, delle strisce, delle piccole chiazze di inchiostro, delle zampette di mosca, ed ogni sorta di segni grotteschi. Ei me lo presentò, e mi disse:
- Leggete un po' codesto.
Io guardai, e proruppi in un omerico scroscio di riso.
Ecco di che si trattava.
La sera avanti la mia partenza per la Volinia, io era andato a far visita ad una signora, che aveva suo figlio tra gl'insorti di quel paese. Mentre noi conversavamo, seduti intorno ad un tavolo su cui c'era carta e calamaio, una bambina di quattro anni s'era divertita a scarabocchiare sopra un foglio, che poi mi aveva presentato, dicendo: "Ho scritto al mio piccolo marito che lo amo tanto!" La ragazzina aveva quindi rotolato la parte scritta della carta a foggia di zigaretto, e l'aveva, a mia insaputa, cacciata nella tasca della mia tunica, ove era rimasta sotto la pezzuola.
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