... tu lo vedrai domani.
- Sì, mi hanno minacciato di ciò. Ma io voglio vederlo. Io son preparato.
- Ebbene! io non voglio che tu soffra, io. Se fosse almeno per salvarti la vita! Ma no. Tu sei condannato, avvenga che vuolsi. Ti si tormenterà per istrapparti delle confessioni; e ti si manderà al patibolo perchè ti sei battuto. Oh no! ho veduto impiccare tuo padre, mi basta.
- Ma che possiamo noi fare, madre mia? Quand'anche avessi qualcosa a dire, e non ho nulla, io non posso parlare.
- Ma, disgraziato figliuolo, gli è appunto quello che io temo. Tu potresti parlare, perchè non sai nulla. Il dolore potrebbe strapparti dei gemiti, che essi prenderebbero per parole. Puoi divagare. Il delirio potrebbe impossessarsi di te nello spaventevole turbamento che essi gettano nel tuo sangue. Chi può esser sicuro di sè? Chi conosce appuntino la tempera dei propri nervi? Ora, figliuolo mio, un solo sospiro, che può esser interpretato come una confessione, è il disonore.
- Oh! Dio mio, madre mia, perchè venite voi a mettere questa costernazione nell'anima mia, sclamai io in una suprema angoscia. Ho io mostrato qualche segno che v'ispiri codesti dubbii?
- Io voglio prevenire, voglio risparmiarti il dolore. Voglio strapparti al supplizio. Ah! se tu potessi vivere. Ma la tua sentenza è segnata. Il tuo patibolo è rizzato. La sorte che ti destino, del resto, sarà anche la mia. Io non posso sopravvivere alla tua morte, avendo l'altro figlio nel partito dei carnefici. Sono stanca di piangere, di sperare, di pregar Dio che non ci ascolta, di credere ad uomini che ci tradiscono.
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Dio
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