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      Essi camminano due giorni, si fermano il terzo in capannoni costrutti espressamente lungo la via, da Kiew fino a Nertscinsk, sotto la dipendenza assoluta dell'ufficiale che li conduce, durante un tragitto che dura un anno fino a Tobolsk, e due se la destinazione è alle terribili mine di Nertscinsk.
      Quando io ebbi udita la mia sentenza e l'ebbi sottoscritta, mi denudarono fino alla cintola, e si presero i miei connotati. Poi fui vestito del cappotto grigio a maniche corte, da viaggio, e mi furono levate le manette, che m'avevano chiuso i polsi durante un mese.
      Non mi ricordo di aver mai avuto in mia vita una soddisfazione più inebbriante.
      Mentre si procedeva a questa operazione, l'ispettore della prigione mi lasciò scivolare furtivamente qualche cosa nella mano. Erano due borse contenenti mille rubli oro, che mio fratello mi faceva tenere. Credetti venissero da mia madre. In Russia, come dovunque più o meno, i funzionarii sono venali. L'ispettore mi rimetteva quel denaro di nascosto, a fine di sottrarmi alla rapacità degli agenti russi, per le cui mani io doveva passare. Nascosi le borse nei rovesci dei miei stivali. Era quella un'arma di salvezza. L'indomani, a cinque ore, mi trovai installato, fra due gendarmi, in una kibitka.
      Varcando la porta della cittadella, io volsi il capo per dare un tacito addio a tante anime desolate che gemevano là dentro. Mio fratello, ritto dietro un casotto da sentinella, silenzioso e pallido, era venuto per vedermi partire e per dare di nascosto duecento rubli ai due gendarmi, che dovevano accompagnarmi fino ad Omsk.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





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