Quegli uffiziali appartenevano ad un reggimento, che era stato parecchi anni di guarnigione in Polonia. Lo avevano balzato in Siberia per punirlo, non volendolo sterminare. Il capitano si avvicinò, e mi pregò, coi modi più dilicati e squisiti, di andare a pranzo con loro. Mi sentii commosso: l'invito era così imprevisto, inatteso, contrario al corso delle mie idee.... Accettai. Dieci mani si stesero per aiutarmi a discendere. S'intuonò l'aria di Dombrowski: No, la Polonia non perirà!
Io non so se il pranzo fu buono, o cattivo. Credetti cullarmi in un sogno. Era io a tavola con uffiziali russi, o in un club di repubblicani? Un motto sopra tutto mi colpì: questo motto è tutto un programma, forse il programma dell'avvenire.
- Non è contro la Russia che i Polacchi debbono insorgere, ma contro lo Czarismo, disse il capitano. Allora, invece di esser nemici, noi saremo fratelli d'arme. Prima di essere Russo o Polacco, gli è mestieri esser uomo.
Lo Champagne scorse a fiotti. La Russia è il paese ove si consuma più di questo vino, autentico o apocrifo che sia.
Il destino definitivo dei deportati è fissato dalla Commissione che siede a Tobolsk, quando i condannati vi arrivano per convoglio. Io arrivava in kibitka. Gli era dunque il governatore generale della Siberia occidentale, residente a Omsk, che doveva statuire sul mio stabilimento. Partimmo dunque diritto per questa capitale.
A Novozaimsk, dopo Yalontorowsk, entrammo nelle steppe, cui percorremmo per parecchi giorni, molto al di là di Tomsk.
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