Mi alzai. Il consigliere mi squadrò dal capo ai piedi, con quell'aria scrutatrice degli scozzoni, che esaminano un cavallo che voglion comprare. Questo esame durò parecchi minuti. Io abbassai gli occhi, reprimendomi. Infine e' dimandò:
- Tu sei dunque malato?
Senza essere orgoglioso, io aveva sempre avuto dei modi così circospetti, una gravità sì vera ed assoluta, che mio fratello stesso, dall'età di quindici anni, non mi aveva più dato del tu. Quel tu, scoccato come uno schiaffo da uno sconosciuto, da un uomo che non era nè della mia casa nè de' miei amici, mi parve un vivo oltraggio. Alzai dunque la testa con arroganza, fissai sul consigliere uno sguardo vivo, e gli dissi:
- Voi v'ingannate: io sto benissimo.
Un nugolo si stese sul volto del mio uomo: la sua fronte si corrugò. E' non rispose. Volse le spalle, e si ritirò.
La mia risposta, il mio atteggiamento gittarono la costernazione fra i Polacchi che lavoravano nell'uffizio del generale. Essi sclamarono ad una voce: Disgraziato!
Scorse un'ora, un'ora di tortura.
Il consigliere riapparve.
- Signore, mi disse con aria troppo pulita, il Consiglio vi destina al lavoro della mine del verderame, a Nertscinsk.
Nertscinsk è la Caina di Dante, vale a dire la cerchia più spaventevole dell'inferno del forzato in Siberia.
La sentenza mi colpì al cuore, ma non abbassai lo sguardo. Il brivido non durò, del resto, che un istante; mi ricordai che quel sito era il più vicino alla frontiera cinese ed all'Oceano Pacifico - due porte della speranza.
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