.. un orrore splendido, che all'alba ed al tramonto vi riempie di ammirazione e di terrore misterioso! La natura vi celebra le sue nozze della creazione per mezzo della distruzione!
A qualche versta di là, un dramma orrendo si compiè sotto i miei occhi, vicino a Karghinsk. Una taranta ci seguiva, tirata da cinque cavalli, che i tafani avevano imbizzarriti fino alla pazzia, e cui il postiglione apostrofava col suo linguaggio più energico, pregando nel tempo stesso Dio e il diavolo di aiutarlo a contenerli. Ad un tratto, udiamo un grido formidabile di disperazione. Ci fermiamo a guardare: la taranta, il postiglione, i viaggiatori, trascinati dai cavalli, avevano abbandonato il sentiero e vagavano di fianco a traverso il palude. Vedemmo da prima un solco moventesi in mezzo all'erba, seguito da un nugolo nero d'insetti, poi le erbe cessarono di ondulare, gl'insetti piombarono sur un punto come un uragano sibilante, il movimento si estinse, il silenzio successe: taranta, cavalli, uomini erano stati assorbiti dallo stagno, ed i feroci dipteri spigolavano i rimasugli della strage.
A Sektinskaia, uscimmo dalla Baraba, che avevamo traversata per cinquanta ore. La contrada non divenne però più gaia. Noi volavamo sempre in mezzo a quella steppa immensa, ove eravamo entrati a Novozaimsk, non vedendo un'anima che desse indizio di vita fra quelle macchie nere, quelle brughiere e giunchi grigiastri. Arrivammo a Kolivan a mezza notte, e fino a Dombrovino, ove traversammo l'Obi sur una chiatta, la strada conteggiò gli stagni.
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