Qualche figura dal tipo mongolico, qualche casolare popolato di Tartari apparvero qua e là: miseria, lordura, scoraggiamento, impotenza, rassegnazione... Ecco tutto ciò che esprimono quegli uomini, quelle donne, quei fanciulli, coperti di pelli di montoni, cui l'Europa si è abituata a considerare ed a temere con una specie di terrore misterioso.
La Russia è abilissima nel dar le traveggole.
Il paesaggio non cangia fino a Tomsk. Questa piccola città avrebbe una fisionomia affatto europea, se non fosse la collezione completa di tipi siberici, Bouriatti, Kalmuki, Khirghisi, che si incontrano nelle strade. Il quartiere tartaro, all'est, giace sul Tom, che taglia a mezzo la città.
Io finivo di prendere il mio pasto nella stazione e rimontavo nella kibitka, quando la strada fu invasa da una gaia partita di nozze, la quale entrava nella casa dirimpetto. Lo sposo era un Russo, appaltatore di lavatoj d'oro e di platino; la giovane sposa, una Polacca, figlia di un esule. Un curioso dimandò al gendarme chi io mi fossi. La Polacca udì la risposta. Ella si distaccò come un lampo dal braccio del marito, si slanciò su di me, e mi baciò. Poi strappò dal suo collo un piccolo cuore di oro, e me lo porse, dicendo:
- Vien di laggiù.... era di mia madre!
Il marito andò a cercare del pane e del sale, e me l'offerse sur un desco, soggiungendo:
- Dio vi consoli, fratello!
Le mie guance si bagnarono. Non potei rispondere una sola parola.
E la kibitka fendè lo spazio come uno sparviere. Il fiume Tchoula, ad Atchiusk, separa la Siberia orientale dall'occidentale.
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