A Krasnoirk termina la steppa, che percorrevamo da sei giorni. Anche questa città ha un aspetto completamente europeo. Un bellissimo giardino, specchiandosi nell'Ienisei, presenta uno splendida panorama. Poi, carrozze, donne eleganti, ricche e pittoresche livree, musica militare, passeggio, caffè, sale da ballo: un insieme prospero. Non un giornale!! V'è alcuno qui che pensi esservi nel mondo una cosa, che si addimanda libertà, per la quale tanti popoli soffrono e tanti pensatori muoiono?
La strada, fino a Kansk, è magnifica. Noi scendiamo al galoppo la collina, ove accampa Krasnoravsk; valichiamo l'Ienisei, dalle correnti vertiginose, dalle onde chiare e sonore, largo come un lago; traversiamo Kansk, assisa sulla riviera; poi Niveondiusk, ove sono rilegati parecchi dei nostri compatriotti, e passando un fiume dopo l'altro, belle valli, casali piacevoli dai campanili di stagno e dalla croce dorata, un territorio boscoso, variato, con betulle, pini ed erbe verdeggianti, la catena degli Altai a destra e dei Soblonoi di fronte, arriviamo finalmente a Yrkutsk, la capitale della Siberia orientale, adagiata sul versante elevato dell'Angara - a un mese da Pekin.
In questa città, più chiese che case, case a mattoni e tugurii in legno; il movimento febbrile di una capitale che fa affari; macadam, marciapiedi in legno, piazze ombreggiate, gore di fango, insegne francesi, pianoforti a coda, poliziotti, viali sull'Angara, lampioni ad olio, milionari: non portinaj nè lacche di montone!
Il governatore è il generale Ionkowski, di cui stavo oramai per divenire umile suddito, o piuttosto misero oggetto.
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