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      Prima di giunger a Kiahkta, il nostro telega si ruppe. Continuammo la via a piedi fino a questa cittą. Alla mia destra, si stendeva la Mongolia, culla dei compagni di Tchinghiz-Khan; alla sinistra, le rive del Baikal. Poi, le tribł nomadi dei Buriati, cui i Russi si sforzano invano di fissare; ed a qualche centinaio di verste, la frontiera cinese. Silenzio e solitudine ovunque: l'inverno cominciava. L'aquila ed il nibbio, essi stessi, emigravano verso l'alto Gobi, abbandonando i deserti chiaro-azzurri del cielo, il deserto della terra non offrendo loro pił prede. Il suolo non ha pił vita...
      Infine, eccoci a Nertscinsk.
      Avevo percorsi ottomila chilometri di un solo fiato. Ero spossato. Avevo visto poco del mondo che fendevo a tiro di ala. Avevo vissuto di una vita interna: fino ad Omsk, del passato; a partir dall'annunzio della mia sentenza, dell'avvenire. Ora, eccomi solo, ma risoluto, in faccia al destino.
     
     
     
      VI.
     
      Nertscinsk č un borgo di 2000 anime, sulla sponda sinistra della Schilka, al confluente della Nertcha, ornato di un Osservatorio e di una scuola delle miniere. La direzione e l'amministrazione dello scavo delle miniere di oro, di piombo argentifero, di stagno, di mercurio, di rame di queste regioni, sono concentrate in questa piccola squallida cittadina, ove si versano tante lagrime, ove esplodono tanti ruggiti. Le miniere propriamente sono a 300 o 400 verste ancora al nord-ovest, fra i monti Sablonoi, nella vallata della Schilka, e al di lą del confluente della Schilka e dell'Argun, lungo l'Amur.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





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