Io non avevo dunque raggiunto ancora esattamente il mio destino.
Ricevei quel giorno stesso la visita del capo della polizia. E' mi squadrò con una persistenza fredda, che mi rivoltò internamente; sfogliò il mio incartamento, e non m'indirizzò affatto la parola.
All'indomani fui chiamato appo il direttore delle miniere. Era un uomo adiposo, dall'occhio vivo, di origine tedesca, dall'aspetto gradevole ed aperto.
- Siete dunque venuto di un sol tratto da Varsavia a qui? mi chiese egli.
- Sì, signore.
- Avete l'aria malata ed assai delicata; perchè non avete voi dimandato di riposarvi un giorno o due a Omsk, a Yrkutsk? Ne avevate il diritto.
- Perchè ho avuto paura me lo rifiutassero, dissi io abbassando il capo.
Il direttore tacque, e mi osservò più attentamente; poi soggiunse:
- Vi resta ancora trecentoquaranta verste a percorrere, prima di arrivare alla mina di Ukbul, ove dovrete lavorare. Avete qualche cosa a dimandarmi?
- Sì, se l'osassi, non sapendo se ciò sia nelle vostre attribuzioni.
- Osate.
- Ebbene, vorrei essere liberato delle mie catene. Sono circa tre mesi che non ho levato i miei stivali.
- E poi ancora?
- Oh! sclamai io, con un vivo slancio di riconoscenza, potreste voi cangiare la mia destinazione? Quelle miniere di verde-rame....
- Ciò, no. La pena è fissata dal governatore generale della Siberia occidentale, il quale, peraltro, non ne aveva il diritto, poichè voi venivate nella Siberia orientale. Gli è dunque il governatore generale della Siberia orientale, che può revocare la sentenza, ovvero il concessionario delle miniere del Governo, il signor Astatchef, che può derogarvi.
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