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      Il minerale, sminuzzolandosi, degenerava in fine polvere: arsenico, se era minerale di stagno; verderame, se era rame. Noi respiravamo dunque del tossico a piene sorsate. Se la stanchezza ci guadagnava, il caporale, sempre cupo e silenzioso, scaricava per di dietro un subisso di colpi. Se si cadeva spossati, l'intendente tratteneva i pochi kopeki di mercede, che l'intraprenditore della miniera accordava per vivere. Imperciocchè il Governo non somministra ai condannati che due pound di farina di segala - 33 chilogrammi - e cinque franchi al mese, con che bisogna nudrirsi, alloggiarsi, tenersi in essere. I minatori possono inoltre disporre di una settimana sopra quattro a loro talento. La giornata di lavoro era di dieci ore.
      Dappoichè la mia vista si fu abituata alle tenebre, io rabbrividii all'aspetto dei dannati fra i quali mi trovavo. Degli uomini a lunga barba, dalle lunghe zazzere orribilmente irte e luride, dal color quasi nero, le guance ed il fronte stigmatizzati dal ferro rovente, che vi aveva impresso la sinistra sillaba vor; cogli occhi stralunati di collera concentrata e di disperazione, quasi nudi o peggio che nudi, con cenci infami, l'alito fetido, la pelle scagliosa o screpolata, bestemmiando o lamentandosi di aver fame... ovvero, se erano condannati politici come me, dei sembianti squallidi, scarni, tisici, dei corpi affranti, esalando l'anima, alitando, ferendosi ad ogni colpo di vanga, uccidendosi di lavoro per non esser battuti....
      Questi spettri circolavano in gallerie nere, si calavano in buchi, disparivano nelle viscere della terra per pozzi tenebrosi: zampillavano dal suolo l'un dopo l'altro come apparizioni dell'inferno, o sprofondavano nelle ombre, come se il vuoto li avesse assorbiti.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





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