Ad Ulakhani, a 50 verste da Yakutsk, cessa la dimora del contadino russo, e comincia il paese dei Yakuti.
Il 21 ottobre, arrivammo a Yakutsk, con grande pena e non senza pericoli, considerevolmente avariati dalle zanzare.
La Lena carreggiava gią i suoi giovani ghiacci, e parecchie fiate ebbimo ad aprirci la via, rompendo le prime lamine di ghiaccio.
Alle tre, era notte.
Mi avevano relegato a Yakutsk per lavorare nella cancelleria del governatore di questa provincia, con 70 rubli di stipendio, come l'inverno precedente io aveva lavorato alle miniere. Le lezioni di musica, e pił tardi le lezioni d'inglese e di piano, e la partita di scacchi col generale non figuravano nel catalogo dei miei obblighi. Era un piccolo cumulo, pel quale io rifiutai ogni specie di retribuzione.
- Se lo Czar mi ha fatto forzato, dissi al generale, Dio mi ha fatto gentiluomo, come egli aveva fatto gran-duca Alessandro II, prima di essere imperatore. Per quanto io sappia, le lezioni di musica e il disegno non entrano nella categoria dei lavori forzati in Siberia. Permettetemi dunque, generale, di non allogarveli, e lasciatemi l'onore d'insegnare alle vostre figliuole il poco che ne conosco.
Il generale Ozeroff, da uomo bene educato, di carattere umano, istrutto ed onesto, sorrise, e soggiunse:
- Per il favore che dimandate e che vi accordo, mi farete bene il mio ritratto, spero bene?
- A piedi ed a cavallo, generale, risposi io: ci siamo intesi.
Il generale, vedovo adesso, aveva due figliuole: la primogenita, Alice, un cotal che di cosacco, di venti anni, alta, violenta, col naso all'insł, le labbra carnose e frementi, gli occhi neri, ardenti, altieri, audaci, provocatori.
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